Recensione: Le notti bianche

Vi propongo un piccolo grande capolavoro di Dostoevskij, Le notti bianche, edito dalla Newton Compton, con traduzione a cura di Luisa De Nardis, a soli 99 centesimi.

Protagonista è la figura del sognatore, nella cui esistenza, chiusa in un mondo di fantasticherie, irrompe per un breve attimo la giovane Nasten’ka.

Simbolo del pulsare delle emozioni, Nasten’ka offrirà per la prima volta al sognatore scampoli di vita vera, finché una sua lettera, con l’annuncio delle proprie nozze, non lo “risveglierà” per riportarlo al suo destino di illusioni. Sullo sfondo di una Pietroburgo deserta e quasi magica, si inserisce l’intenso dialogo tra i due protagonisti, pure voci, la cui identità è l’oggetto stesso delle loro riflessioni e della loro autocoscienza.

Le notti bianche è un racconto sulla solitudine, sull’emarginazione. Il protagonista ha i tratti di un alieno, non riesce a trovare un posto nel mondo e vaga tra i suoi sogni in cerca di emozioni. Esita, trema, si nasconde. Soffoca l’amore e vive da solo la gioia di un incontro reale. E’commovente e dolcissimo il timore del protagonista; altrettanto crudele il finale che lo rigetta nel suo mondo popolato da fantasmi, che gli rifiuta la possibilità di un amore vero.

Il racconto si conclude con “Il mattino”. Il protagonista legge una lettera di Nasten’ka in cui gli chiede perdono. La legge e la rilegge in lacrime. Dostoevskij ci regala un finale che va oltre le parole, che va oltre la storia, l’incontro e la perdita. Il senso del racconto si rivela nell’impronta che lascia quel rapporto durato appena quattro notti nell’animo del protagonista : “Dio mio! Un minuto intero di beatitudine! E’ forse poco per colmare tutta la vita di un uomo?

Il racconto di Dostoevskij ha anche ispirato il film “Le notti bianche”, con gli splendidi Marcello Mastroianni e Maria Schell, diretto da Luchino Visconti (1957).

Voto 4/5

Giulia Gentili

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